Grazie per non farmi sentire un idiota (e spogliarti con me)
Un ringraziamento sincero a chi mi sta supportando. E una riflessione su cosa significhi essere nudi, cioè umani, in un mondo che veste "decente ed elegante"
La settimana scorsa questa newsletter ha superato i 1000 iscritti. Un risultato notevole e, per me, insperato per una pubblicazione su questa piattaforma, almeno in Italia. Un evento che in gergo si definisce “milestone” e che di norma porta soddisfazione, orgoglio, tempo di bilanci. Nel mio caso, porta soprattutto a due cose: ringraziare, ovviamente, e riflettere ad alta voce sul senso di questo viaggio. Del “nostro viaggio”.
Il giorno in cui scrissi “Mamma non c’è più” avevo un Angelo e un Diavolo appoggiati sulle spalle. L’Angelo diceva “Sì, è giusto. Vai”. Il Diavolo sibilava “Non fare l’idiota”.
L’Angelo non è il “buono” stereotipato; è la parte umana. Quella che ignora i filtri sociali, le regole del gioco di questa società competitiva e reputazionale, quella che non bada a sovrastrutture di fronte a una tragedia che ti sconvolge la vita.
Il Diavolo non è necessariamente cattivo. È più razionale, smaliziato. Sa che ogni parola può ritorcersi contro, in modo concreto. È quell’amico sincero che già in passato – quando scrissi della paura durante la pandemia, o degli attacchi di panico – mi aveva avvisato: “Capisco, ma non dirlo… rischi di perdere clienti”. A pensarci, è difficile dire chi sia davvero l'Angelo e chi il Diavolo in questa storia. Boh.
So solo che scrivere quel primo pezzo fu semplice. Doloroso, ma semplice. Una necessità. I problemi sono iniziati dopo. Un attimo prima, e un attimo dopo, aver premuto "Pubblica".
La mattina di quel giorno, un'amica mi disse: "Scrivi". Parlava del potere terapeutico della scrittura, del trasferire il dolore fuori dal corpo. Aveva ragione: scrivere può essere catartico. Ci provai. Venne fuori un monologo allucinato che faceva male da morire e non mi sollevava affatto.
Così aprì un altro foglio e provai a parlare. Scrivere "parlando" è diverso. Metti meno filtri, dici ciò che senti davvero. Puoi curare la forma, ma la scintilla è dire qualcosa di vero. E, ovviamente, devi avere un interlocutore in mente, anche solo potenziale. È come aprire la finestra di cui parlava King: dopo aver scritto per te (porta chiusa), decidi cosa mostrare al mondo (finestra aperta).
Con la porta chiusa, chiunque può essere schifosamente umano. Ma quando stai per aprire la finestra, iniziano i dubbi. Quello stronzo del Diavolo (o l'amico razionale) ti ricorda che sì, sei umano, ma esporti così ti farà stare male. Che gli altri magari non sono pronti, che questo mondo è attento all'eleganza, pudico sulle emozioni vere.
Quel giorno, per "Mamma non c'è più", impiegai 10 minuti a scrivere, 20 a correggere gli errori, e due ore a fissare il tasto “Pubblica”. Che faccio? Lo faccio davvero? Davvero mi mostro così nudo, fragile, umano?
Fanculo Diavolo, io pubblico.
E un attimo dopo, ti senti Bridget Jones. In abiti sbagliatissimi alla festa sbagliata.
Substack ti manda l'email: “Bravo, le tue idee adesso sono in mezzo alle persone”. "Bravo sto cazzo", dice il Diavolo. E tu ti senti un perfetto idiota. Mi succede sempre dopo aver pubblicato qualcosa di molto personale. Ma quella volta, la sensazione bruciava molto di più. Ti guardi intorno, cerchi l'Angelo che ti ha incoraggiato. Sparito. Forse al mare, forse nascosto pure lui per l'imbarazzo. Ti resta accanto solo il Diavolo, che ride ("Te l'avevo detto") ma poi, con un minimo di empatia, aggiunge: "Ok, siamo nella merda".
Ti senti, così mi sono sentito, come Bridget Jones vestita da coniglietta sexy alla festa a tema "Vicar and Tarts" (Luicole e Vicari), dove però tutti gli altri all'ultimo hanno cambiato idea e si sono vestiti sobri. Nudo. Inappropriato.
Il punto è questo: mostrarsi umani, con le proprie ferite, per quanto naturale, ci rende nudi in un mondo che preferisce restare vestito. È il contesto che crea l'imbarazzo. È come vedere una donna in reggiseno: normale in spiaggia, un macello se sbagli ed entri nel suo camerino. Non è la nudità in sé, è la relazione con ciò che fanno (o mostrano) gli altri. Se gli altri recitano la parte dei forti, di quelli senza paura, senza dolore, senza mancanze... e tu ne parli apertamente, ti senti tu quello sbagliato. Idiota. Nudo.
Ma i codici cambiano. Ciò che è tabù oggi, potrebbe non esserlo domani. Bridget Jones non era "sbagliata" in assoluto, era nel posto sbagliato al momento sbagliato (o con le persone sbagliate). Pensiamo alla pandemia: all'improvviso, dirsi spaventati e stressati è diventato normale, quasi un obbligo. Il lavoro è entrato nelle case via Zoom, mostrando il disordine reale, e abbiamo smesso (un po') di nasconderlo. Le regole del gioco erano cambiate. Pensiamo agli annunci di lavoro: prima "capacità di lavorare sotto stress" era un vanto, oggi suona quasi tossico.
Il lutto, il dolore per una perdita, forse è ancora come lo stress negli anni '90: qualcosa di cui si parla poco, malvolentieri, che rende "scandaloso" chi lo vive apertamente. Eppure, non solo è naturale, ma è forse il punto di massima connessione tra esseri umani.
Guzzanti nel 2011 si chiedeva: "Ora posso parlare pure con un aborigeno, solo che io e te, aborigeno, che se dovemo di'?" Aveva visto lungo sulla vacuità di certe comunicazioni globali. Ma si sbagliava su un punto. Non comunichiamo più solo per prossimità, ma per affinità. Forse con un aborigeno non hai nulla da dire, ma con quell'altro aborigeno, che magari sta vivendo la tua stessa esperienza dall'altra parte del mondo, hai tantissimo da condividere. Le nicchie, le tribù online, parlano di questo: del bisogno umano di condividere come ci sentiamo.
Julie Cameron lo disse meravigliosamente: “Scriviamo per esprimerci, ma scriviamo anche per connetterci… La nostra connessione è primordiale.” "Sono qui e tu sei lì, e siamo in questo mondo insieme." Siamo "nudi insieme".
Dopo aver pubblicato quel primo pezzo e avviato questa newsletter, mi hanno scritto in tantissimi. Molti "mi dispiace". Molti "come hai trovato la forza?". La risposta più vera sarebbe "incoscienza". Ascoltando l'Angelo, mandando a quel paese il Diavolo, senza pensare troppo alle conseguenze.
Ma la vera domanda è: come ti senti dopo? La risposta onesta è: spesso un idiota nudo e inappropriato. L'ansia c'è ancora, ogni volta.
Poi però succede la magia. A volte l'aborigeno risponde. E sa cosa dire. I messaggi che mi hanno aiutato davvero non sono stati solo quelli di vicinanza generica. Sono stati quelli che hanno condiviso storie di dolore simili. Quelli che hanno raccontato notti insonni, ansie, paure per un futuro incerto. Quelli che si sono "spogliati" con me, in privato o nei commenti. Facendomi sentire meno solo nella mia nudità.
I 1000 e più iscritti, per me, significano questo. Significano che l'Angelo non aveva tutti i torti. Che il Diavolo è furbo, ma si sbagliava sulla cosa più importante. Che vale la pena provare ad essere davvero umani, anche se fa paura. Che quella finestra aperta non dà solo sul vuoto.
Quindi, se sei iscritto/a, se leggi, se hai interagito... Grazie. Grazie per non farmi sentire (del tutto) un idiota. Grazie per spogliarti con me. "Siamo in questo mondo insieme".
Ti piacerebbe scrivere un libro da dedicare a lei e raccontare la vostra storia? Sei bravo a scrivere, pensaci. Un grande abbraccio e un bacione ai ragazzi ❣️
Ciao Davide hai ragione non è facile mettersi a nudo e raccontare stati d'animo esperienze che in qualche modo nel bene o nel male hanno cambiato la tua vita......io sono 30 anni che soffro di ansia ed attacchi di panico ma non sono mai riuscita a tirare fuori il motivo per cui tutto ciò è iniziato....sai una cosa strana con te penso che potrei parlarne pur non conoscendoti bene ma penso che mi farebbe bene e chissà che prima o poi non ti scriva ...a quattrocchi però quello per cui nonostante sia passato così tanto tempo io questo dolore non riesco a superarlo e trovo molto difficile tirarlo fuori ! Ma penso che la tua grande sensibilità sia qualcosa di molto particolare......Italia lo diceva sempre..solo che non avevo capito quanto!!! Un abbraccio grandissimo ai bimbi e a te e grazie di aver dato retta all'Angelo e di condividere con noi il vostro bellissimo Voi!😍😍😍😍😍